Nel cuore di Dorsoduro, Venezia, si cela uno dei tesori culturali meno conosciuti della città: la biblioteca monumentale del Seminario Patriarcale. Situata al primo piano del palazzo del Seminario, questa biblioteca è accessibile su appuntamento ed è un vero gioiello nascosto.
Originariamente la biblioteca dei padri somaschi, la sua storia è stata segnata da eventi tumultuosi, tra cui la dispersione dei suoi volumi durante l’epoca napoleonica. Fortunatamente, grazie al lascito del Patriarca Federigo Giovanelli nel 1799, la biblioteca ha ricevuto un’imponente collezione di libri preziosi, principalmente di tema religioso.
Uno degli elementi più straordinari conservati qui sono i due mappamondi realizzati da Vincenzo Coronelli, che aggiungono un tocco di grandiosità storica e geografica alla raccolta. Il soffitto della biblioteca è adornato da tre dipinti significativi: “Il rogo di libri eretici” (1705) di Antonio Zanchi, “La glorificazione delle scienze” (1720) di Sebastiano Ricci e “Minerva che incorona Tito Livio” di Niccolò Bambini. Queste opere non solo arricchiscono l’ambiente con la loro bellezza artistica, ma riflettono anche l’importanza della conoscenza e della cultura nel contesto religioso e accademico.
L’edificio che ospita il Seminario Patriarcale fu progettato da Baldassare Longhena e completato nel 1699 per i padri somaschi. Tuttavia, la storia del seminario e della sua biblioteca subì un cambiamento significativo quando i padri somaschi furono esiliati da Napoleone nel 1810. Nel 1815, l’edificio divenne la sede del Seminario Patriarcale di Venezia, trasferendo così la sua importante missione educativa e spirituale da San Cipriano sull’isola di Murano.
Oggi, la biblioteca monumentale del Seminario Patriarcale non è solo un deposito di libri antichi e preziosi, ma anche un luogo che testimonia la ricchezza della cultura e della storia veneziana.
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