La sala della musica dell’Ospedaletto

 

Il simbolo di una lunga tradizione musicale ed artistica veneta

La Sala della Musica dell’Ospedaletto di Venezia, situata nel suggestivo sestiere di Castello, rappresenta un simbolo tangibile della ricca tradizione musicale e artistica che ha caratterizzato questa istituzione nel corso dei secoli. Fondata nel 1575 come Santa Maria dei Derelitti, l’Ospedaletto era destinato ad accogliere malati, indigenti, anziani, orfani e bambini che non potevano essere assistiti dalle proprie famiglie.

L’edificio, noto per le sue dimensioni ridotte rispetto ad altri ospedali, potrebbe essere stato progettato da Andrea Palladio, un’indicazione della sua importanza architettonica. Grazie alla generosità dei benefattori, soprattutto nel XVII e XVIII secolo, la chiesa dell’Ospedaletto si arricchì di opere d’arte di grande valore, tra cui dipinti di Giambattista Tiepolo, Carl Loth, Pietro Liberi e la scenografica facciata di Baldassarre Longhena.

Tuttavia, è la tradizione musicale dell’Ospedaletto che ha reso questo luogo celebre. Girolamo Miani, un aristocratico veneziano, introdusse un metodo innovativo per educare le fanciulle orfane non solo nelle arti letterarie, ma anche nella musica. Fin dalla fondazione, le giovani ospiti cantavano durante le Messe nella chiesa dell’Ospedaletto, guadagnandosi una reputazione tale da attirare offerte che contribuivano alla loro dote, consentendo loro di sposarsi e lasciare l’istituto.

Le ragazze non solo imparavano il canto, ma venivano anche istruite nell’arte di suonare uno strumento, con brani composti appositamente per loro da maestri dedicati. Questo ha portato alla formazione di una vera e propria orchestra, che a volte contava fino a 40 elementi, dando vita a un’importante tradizione cittadina: i cori delle fanciulle.

Nel 1776, per migliorare le esibizioni musicali, fu costruita la Sala della Musica nell’ospedale di San Gerolamo Miani, ex cucine trasformate per ospitare le performance delle giovani cantanti. Questa sala, affrescata nel 1777 da artisti come Jacopo Clarana con l’aiuto del quadraturista Agostino Mengozzi Colonna, rappresentava il culmine della tradizione pittorica settecentesca, impreziosendo ulteriormente il contesto musicale e artistico dell’Ospedaletto.

 La Sala della Musica non era solo un luogo di esibizione, ma un simbolo di emancipazione e di crescita artistica per le giovani ospiti, che trovavano nel canto e nella musica una via per migliorare la propria vita e farsi strada nel mondo. Questa eredità culturale continua a vivere nel ricordo di Venezia, testimonianza di come l’arte e la musica possano trasformare e arricchire le vite delle persone più vulnerabili della società.