Nascosta tra i passaggi vivaci e i riflessi del Canal Grande, vicino al Ponte di Rialto dalla parte di S. Bartolomeo, c’è una scultura che non passa inosservata: la testa d’oro. Sospesa nel vuoto, questa singolare insegna era un tempo l’icona della Spezieria “Alla Testa d’oro”, un tempo rinomata per la sua produzione di Theriaca, un elisir ritenuto capace di curare tutti i mali.
La testa d’uomo, avvolta da una corona d’alloro e dai lineamenti marcati, era progettata per essere facilmente visibile e riconoscibile, soprattutto in un’epoca in cui pochi sapevano leggere. Non si conosce con precisione l’ispirazione dell’autore per questa scultura, che potrebbe aver preso spunto da figure storiche come Virgilio Zorzi, uno dei proprietari della spezieria, o da miti antichi come Mitridate o Andromacos.
Sul muro dietro la testa d’oro, è ancora visibile un frammento di scritta che fa riferimento alla Theriaca d’Andromaco, il celebre rimedio universale. La Spezieria “Alla Testa d’oro” vantava di produrre la migliore Theriaca della città, un privilegio che le consentiva di preparare questo elisir tre volte l’anno, seguendo un rituale complesso. Le altre farmacie veneziane, invece, potevano produrla solo una volta l’anno.
Anche dopo la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, questa spezieria rimase l’unica autorizzata a continuare la produzione della “droga divina” fino al secolo scorso, sebbene con una formula semplificata dopo l’introduzione delle norme per il controllo degli stupefacenti negli anni ’40, che esclusero l’oppio dalla ricetta originale per via dei suoi effetti analgesici.
La testa d’oro, oltre a essere un simbolo storico di prestigio e sapienza farmaceutica a Venezia, rappresenta anche una parte significativa della tradizione della città legata alla produzione di rimedi antichi e alla cultura delle spezierie veneziane.
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