Nel cuore di Venezia, lungo il Rio Terà de le Colonne, si trova un sotoportego che custodisce un affresco insolito e affascinante. Qui, al crocevia con la calle dei Fabbri, sul soffitto del passaggio coperto, è dipinto un affresco che cattura l’attenzione per la sua rappresentazione dei dadi e di una lanterna. Datato al 1691, questo dipinto suscita curiosità per il suo stile e la sua presunta datazione moderna, sebbene sia inserito in un contesto storico profondo. L’affresco sembra narrare una storia intrigante legata ai primi giorni del gioco dei dadi a Venezia. Si narra che il primo luogo dove il gioco fosse stato permesso fosse tra le due colonne in Piazzetta San Marco. Queste colonne, originarie dell’Oriente, rimasero per lungo tempo abbattute perché nessuno aveva trovato un modo sicuro per erigerle. L’ingegnoso Nicola Starantonio Barattiero, celebre per aver costruito il primo ponte di Rialto nel 1172, propose un metodo innovativo: bloccò un’estremità della colonna e legò corde intorno all’altra, fissandole solidamente a terra. Bagnando le corde, queste si gonfiarono, permettendo gradualmente di sollevare la colonna di pochi centimetri alla volta. Grazie a questo metodo, finalmente le colonne furono erette. In segno di gratitudine e ricompensa per il suo ingegno, a Barattiero fu concesso di giocare ai dadi in questo spazio e addirittura di organizzarvi una bisca. Prima di questo permesso, il gioco dei dadi era stato severamente vietato, rendendo ancora più significativa la concessione fatta a Barattiero. L’affresco nel sotoportego su Rio Terà de le Colonne sembra commemorare questo episodio, forse reinterpretandolo in chiave artistica moderna. Raffigurando dadi e una lanterna, potrebbe essere un omaggio visivo alla storia e alla cultura ludica di Venezia, offrendo ai passanti un’occasione per riflettere sulla ricca storia della città e sui suoi personaggi più straordinari.